Consulenza finanziaria, la tecnologia rivoluziona e migliora il rapporto con gli investitori.

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Il rapporto tra consulente e risparmiatore non sarà più lo stesso. Non è una “sentenza” emessa senza cognizione di causa, ma una vera e propria fotografia di quanto sta accadendo da diversi mesi. Tutto nasce dal Regno Unito, dove gli investitori hanno sentito sempre più forte l’esigenza di ottenere maggiore chiarezza nei rapporti con i consulenti finanziari e di ridurre al minimo i costi di gestione. Da qui è nata l’idea della consulenza finanziaria indipendente, che oltremanica ha spopolato risollevando l’intero comparto dell’investimento.

A distanza di qualche anno, la gestione semi-automatizzata è stata “esportata” anche in Italia con risultati importanti nonostante lo stato perenne di crisi che il territorio nazionale sta attraversando ormai da anni. Gli italiani, è risaputo, sono un popolo di risparmiatori, ma negli ultimi anni non avevano trovato terreno fertile nelle pur numerose offerte presenti sul mercato. Alcuni strumenti erano infatti diventati obsoleti per il mercato attuale, altri non possono essere più sottoscritti, e la consulenza finanziaria classica era sin troppo legata all’istituto bancario di riferimento, con la duplice conseguenza di una proposizione sempre limitata e di una forte dipendenza dall’andamento stesso della banca. Nel 2017 è arrivata però l’inversione di rotta, trainata proprio dalla consulenza finanziaria indipendente, che si basa principalmente sull’analisi e valutazione del patrimonio investito per ottimizzare i rendimenti e la fiscalità, oltre che minimizzare i rischi.

Sono i dati a testimoniare questa nuova tendenza: durante l’ultimo anno, infatti, in Italia è stato raggiunto il livello massimo di diffusione del risparmio gestito, anche in termini di asset location. L’investitore è quindi tornato a credere nelle società di gestione, ha trovato nella diversificazione, nella tecnologia e nell’indipendenza dagli istituti bancari gli alleati ideali per far fruttare il proprio patrimonio.

Una recente indagine di mercato compiuta da GfK è partita dall’analisi delle scelte finanziarie di 2500 tra famiglie e singoli investitori tra i 18 e i 74 anni, in rappresentanza dell’intera “popolazione” di investitori in Italia, e ha confermato che gran parte della crescita dipende dal nuovo imprinting digitale del rapporto tra il cliente e il consulente. Non si tratta di una mera minaccia alle formule classiche di consulenza, ma di un’opportunità nuova data dalla tecnologia, che consente di conoscere meglio le esigenze dell’utente e di rendere il rapporto maggiormente trasparente. Gran parte del cambiamento in tal senso deve ancora essere effettivo, ma già la prossima entrata in vigore della PSD2, in programma per il prossimo 18 gennaio, aprirà ancor di più le porte della finanza alla tecnologia. E se oltre il 50% degli intervistati da GFK si è dichiarato interessato ai prodotti digitali, è altrettanto vero che gran parte degli italiani paga un certo grado di sfiducia e di mancanza di cultura finanziaria. Non mancano però i fattori di positività: innanzitutto la soddisfazione generale nei confronti del sistema, poi i rendimenti migliorati.

La ripresa testimoniata da GFK è giustificata anche da un altro fattore: la crescita dei Piani Individuali di Risparmio (PIR), sempre più protagonisti dei portafogli degli italiani nonostante una conoscenza ancora contenuta delle potenzialità di questo strumento. Il futuro della consulenza finanziaria è sempre più legato quindi alla tecnologia e all’indipendenza, nel segno di una maggiore trasparenza e di una riduzione cospicua dei costi.

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