Miseria e Nobiltà, Luigi De Filippo al Teatro Gesualdo sabato 13 e domenica 14.

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f8e313e65540ca733214e79b5964f74e_LCon una delle commedie più amate e rappresentate del Teatro napoletano torna l’appuntamento con “ReD – Risate e divertimento”, cartellone dedicato al teatro brillante e alla comicità organizzato dal Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino in sinergia con il Teatro Pubblico Campano

Sabato 13 (ore 21) ed in replica domenica 14 febbraio (ore 18:30) il Teatro comunale irpino apre le porte ad un classico del teatro di Eduardo Scarpetta come “Miseria e Nobiltà“, commedia in due parti per l’adattamento e la regia di Luigi De Filippo che porterà sul palco del “Gesualdo” 10 attori della compagnia da lui diretta per una serata all’insegna della grande commedia napoletana.

La ripresa di questa storica e famosa commedia da parte di Luigi De Filippo, che ne è autorevole protagonista e regista, vuole essere un omaggio a Eduardo Scarpetta, riformatore del Teatro napoletano, che proprio con “Miseria e nobiltà” aveva compiuto la sua riforma, con l’invenzione e la consacrazione del personaggio di don Felice Sciosciammocca, prototipo del napoletano piccolo borghese, che sostituisce Pulcinella, maschera d’altri tempi.

La fame è il tema della commedia, e da quando Scarpetta scrisse questo testo fino ad oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare grandi sconvolgimenti.

Fame cristallizzata nel celeberrimo finale del primo atto, quando tutti i principali protagonisti siedono avviliti perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito; improvvisamente un cuoco e due sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella grazia e tutti scattano come molle avventandosi sui maccheroni fumanti. E’ la scena che rappresenta e riassume in termini grotteschi, non il dramma di due famiglie, ma la secolare tragedia di un popolo.

La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze, chiede l’aiuto di Don
Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato. Insieme ad alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e sciocco: da qui una serie di equivoci estremamente divertenti che rendono questa commedia tra le più famose del repertorio napoletano.

Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da undici attori.

Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della critica “degna della firma di Moliére”.

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