S.Angelo Dei Lombardi, un comune rinato dopo il terremoto.

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di Anna Zollo

L’Irpinia è  stata nel novembre del 1980 quasi del tutto rasa al suolo a causa del fortissimo terremoto  che l’ha sconvolta

Tante le famiglie che per  decenni sono rimasti senza casa a causa del sisma, innumerevoli i paesi totale mete distrutti. Uno  fra i tanti è Sant’Angelo dei Lombardi. Nel  sisma dell’80   506 comuni presenti nelle province campane furono  colpiti . Le stime ufficiali parlarono di 280.000 sfollati, 8.848 feriti e circa 3.000 morti.

Sant Angelo è un piccolo comune arroccato su una collina che deve il suo toponimo all’Arcangelo Michele. Non è infatti strano che  nelle  aree che nei secoli erano attraversate da quelle che venivano definite “ le vie erbose”  e successivamente oggetto d culto religioso si creassero dei piccoli agglomerati urbani a carattere rurale.

Le prime testimonianze storiche sulla cittadina sono da rinvenirsi nell’epoca medioevale quando, a seguito della conversione al cristianesimo dei longobardi fu creata effettivamente la cittadina. Secondo la leggenda l’Arcangelo Michele apparve su questi monti a guerrieri longobardi che in suo onore vi fecero costruire un chiesa e un villaggio.

La cittadina divide la valle d’Ansanto, che è attraversata dal fiume Fredane  affluente del Calore. È  una gemma del maestoso scrigno di bellezze naturali che la contornano.

Paesaggi incontaminati e intrisi di biodiversità, non solo naturalistica ma anche agronomia e culturale. Dove ancora oggi si intrecciano le tradizioni materiali ed immateriali. Dove l’uomo nei secoli ha plasmato il paesaggio ma ne è stato a sua volta plasmato.

Dove alzando lo sguardo è possibile ammirare la maestosità del castello e della cattedrale oltre che essere rapiti dalla spiritualità dell’abbazia del Goleto (che, insieme al santuario di Montevergine, rappresenta il monastero più importante dell’Italia Meridionale).

Tra le specie naturalistiche di pregio vi sono il fiume e i boschi

Invece fra i prodotti tipici della gastronomia locale possiamo annoverare: i formaggi (Caciocavallo irpino di grotta – Pecorino di carmasciano) i salumi i vini ed alcuni dolci.

Mentre il retaggio culturale oltre che architettonico è quello legato alle tradizioni, ancora oggi il 1 novembre notte gli abitanti del paese in omaggio ai defunti pongono in un luogo appartato  un catino pieno d’acqua  cosicché possa sfilare il corteo delle anime dei defunti.

Bella la leggenda resa nota da Antonio D’Amato sull’alloro di Cristo.

Infatti secondo una credenza popolare che si tramanda fra gli abitanti di Sant’Angelo, l’albero di alloro sarebbe dopo la nascita di Cristo.  Mentre la sacra famiglia cercava di scappare alla persecuzione  era  stata aiutata  da un contadino che li aveva accolti, consentendo di fare un bagnetto a Gesù bambino. Dopo che Maria aveva buttato l’acqua usata era nato una maestosa pianta dall’alloro. Questo fatto consentì al contadino di mettere fuori strada i soldati di erode, infatti potè dire che l’unica famiglia composta da padre madre e bambino era passato tanto tempo prima, cioè da quanto era stato piantato l’ alloro. Essendo veramente grande i soldati decisero di cambiare strada,  evitando quindi di seguire la famiglia in fuga.

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