CGIL chiede chiarezza alla Prefettura su protocollo sanitario per i profughi.

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“Dal primo arrivo dei profughi nella nostra provincia abbiamo chiesto alla Prefettura di Avellino la definizione di un protocollo specifico sanitario per tutti i migranti in arrivo. In che condizioni arrivano queste persone? E a quali controlli ed assistenza quotidiana vengono sottoposte? Qual è il ruolo delle strutture sanitarie preposte? Oggi dopo la sindrome da tubercolosi che ha creato panico in alcuni comuni, ci interroghiamo se è stato fatto qualcosa”. Così in una nota Giovanni Villani della Cgil Ariano Valle Ufita.

“Avevamo chiesto di raccogliere per ciascun migrante un’anamnesi individuale per poter fare una valutazione clinica generale e individuare eventuali patologie pregresse, che potevano necessitare di trattamenti terapeutici, o eventuali sintomi e segni di malattie di recente insorgenza. Il tutto ai fini di tutelare la salute individuale del migrante e quella collettiva. Le visite per valutare segni di malattie o condizioni che richiedevano interventi sanitari di carattere dermatologico, neurologico, cardiologico, a carico dell’apparato digerente e respiratorio. Verificare e prendere in particolare considerazione – prosegue il sindacalista – le malattie di natura infettiva e parassitaria, comprese le infezioni/parassitosi dermatologiche ( fra le quali pediculosi, cioè la presenza di pidocchi, e scabbia) e venereologiche, tenendo sempre conto della situazione epidemiologica del paese di provenienza-situazioni che in passato già si sono verificate tra i profughi nostri ospiti, una morte di AIDS e casi di Scabbia. Purtroppo non si è mosso niente, manca un’assistenza sanitaria continua da parte delle strutture territoriali, nessuna vaccinazione e nessun controllo sulla tipologia alimentare che nei centri ospitanti viene loro somministrato, generalmente pasti in netta contraddizione con gli alimenti loro abituali. Noi non vogliamo essere tacciati come i soliti che creano allarmismo, ma vogliamo aprire confronti e rapporti per risolvere le questioni. Vogliamo costruire progetti, come il progetto START degli ospedali bresciani , finanziato dal fondo “Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 finalizzato alla tutela della salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale”.

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