A la Preta re lo Piesco, Luca Pugliese lancia la versione latina del suo primo successo.

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È di questi giorni l’uscita del singolo A la Preta re lo Piesco, latin version del primo brano
scritto e composto dal musicantautore Luca Pugliese, lanciato in rete con un videoclip il 25
giugno e ora disponibile su tutte le piattaforme musicali digitali.

La versione originale, composta nel 2000 e pubblicata tre anni dopo nel promo Endemico,
risale ai tempi in cui la bussola musicale di Luca Pugliese puntava dritto verso un folk-etno
di nuova generazione che aveva la sua stella polare in Irpinia. Di qui la scelta del dialetto
locale per il titolo – una mossa coraggiosa e controcorrente per un progetto discografico
comunque ambizioso –, come pure l’irruzione del vecchio motto “perdere Fulippo e lo
panaro”, ovvero “lanciarsi in imprese troppo arrischiate e quindi fallimentari”, nel ritornello.
Ma ancora più rilevante è che Pugliese eleggeva un luogo remoto della sua Irpinia e della
sua Frigento, e cioè il sito noto nella tradizione locale come Preta re lo Piesco (Sant’Angelo
al Pesco nella denominazione ufficiale), a luogo dell’anima, facendone il palcoscenico
immaginario su cui proiettare, in forma di canzone, uno spaccato di vita propria interiore.

Il restyling di A la Preta re lo Piesco, arrivato dopo una lunga esperienza live con musicisti di
origine latinoamericana, è la sintesi, ma anche il prolungamento, di una traiettoria musicale
sempre più aperta all’altro e all’altrove e del connesso desiderio di stendere un ponte
sonoro tra mondi lontanissimi. Pezzo esotico e luminoso, denso di coralità e
strumentalmente ricco, è in realtà opera di soli tre musicisti: Luca Pugliese in versione one
man band (cassa, charleston, chitarre, voci), Aismar Simon Carrillo al pianoforte oltre che
alle congas e al güiro, strumenti ritmici della tradizione cubana, Simone Vignola al basso
elettrico. Missaggio e mastering sono a cura di Antonio Pannese.

Il brano è stato registrato proprio a ridosso del lockdown, il video in aprile. Ammorbidendo
il pezzo con un ritmo latino fino a renderlo ballabile, colorandolo di esotico, l’artista ha
istintivamente dato una risposta a quel bisogno di leggerezza che il drammatico momento
storico che stiamo vivendo chiama con sé. Rispetto alla versione originale il brano si è
arricchito anche di un altro ritornello finale che, a mo’ di panacea ispirata allo stile di vita
sudamericano, recita così, in uno spagnolo provocatoriamente maccheronico che sa di
nuovo esperanto: “Jo non tiengo dinero, jo non tiengo l’amor, jo non tiengo esperanza, jo
non tiengo dolor”.
Il videoclip, per la regia di Roberto Flammia, è invece tutto un tripudio di danze, eseguite in
svariati luoghi, che si intrecciano con luminosi scorci della verde Irpinia e del sito rupestre di
Sant’Angelo al Pesco. Sono frammenti di un’Italia nuova, fresca, multicolore, che risaltano
come un messaggio carico di speranza per il nostro Paese, come voglia di ripartire dalle sue
bellezze antiche ma ancora inesplorate, dalle cose che finora siamo stati incapaci di vedere
ma che possono essere la ricchezza del nostro imminente futuro; come ritorno a una vita
meno frenetica e, in definitiva, meno abusante del pianeta.

Il videoclip, disponibile su YouTube e sulla pagina facebook dell’artista, è stato realizzato con
la partecipazione di Yaimara Gomez Fabre, Chiara Pugliese, Maurizio Paolantonio, Erica
Viviani. Le immagini sono di Luca Pugliese, Roberto Flammia, Giancarlo Pelosi, Maurizio
Paolantonio, Erica Viviani.

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