Consegnato al personale dell’Unità Operativa di Fisiopatologia del Dolore e Cure Palliative dell'Ospedale Moscati un sollevatore per pazienti donato dall’Associazione Isal

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ospedale-avellino-511x250E’ stato consegnato ieri pomeriggio al personale dell’Unità Operativa di Fisiopatologia del Dolore e Cure Palliative dell’Azienda “San Giuseppe Moscati” un sollevatore per pazienti, donato dell’Associazione no-profit Isal (Istituto Cura e Ricerca Scienze Algologiche) di Avellino. L’Associazione, che pone particolare attenzione alla persona malata bisognosa di cure e assistenza, si sostiene con il contributo dei soci fondatori, con attività di volontariato e grazie a opere di beneficenza. Ha raccolto dei fondi con l’intento di fare una donazione all’Unità operativa diretta da Enrico De Simone in quanto sostiene, in modo particolare, la ricerca per la cura del dolore cronico e si occupa di divulgare la coscienza del dolore come malattia.

Costato circa 1700 euro, il sollevatore messo a disposizione degli operatori sanitari è un attrezzo d’ausilio alla mobilizzazione del paziente, collaborante e non collaborante, allettato o costretto su sedia a rotelle. «Sarà anche utile – spiega il presidente Isal di Avellino, Gaetano Bernardi –, a ridurre lo sforzo fisico del personale dell’Azienda che va incontro a problemi lombari. Nel contesto delle cure palliative – aggiunge – il volontariato e le associazioni no-profit svolgono un ruolo importante nel dare un sostegno alle persone che hanno una malattia non guaribile e alle loro famiglie. Il sollevatore rappresenta solo un primo segnale di presenza della nostra associazione anche ad Avellino, dove è nata da poco, ma dove si spera che possa fornire un supporto significativo a quanti si occupano del dolore».

Sincera gratitudine per la donazione è stata espressa dal Direttore generale dell’Azienda, Giuseppe Rosato, e dal Direttore dell’Unità operativa di Fisiopatologia del Dolore e Cure Palliative, Enrico De Simone, che sottolineano come vi sia necessità di richiamare l’attenzione sulla lotta al dolore e di impegnarsi per quanto ancora deve essere fatto soprattutto per risolvere il problema rappresentato dalla mancanza di continuità assistenziale tra l’ospedale, dove la terapia del dolore è praticata, e il territorio, dove c’è, invece, un vuoto, puntando sull’acquisizione di una coscienza scientifica e sociale, che metta in rete i medici e i cittadini che vivono il disagio del dolore.

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