Il coronavirus circolava ad Ariano Irpino già diversi giorni prima del 23 febbraio, data nella quale si è sviluppato il primo focolaio.
Circa venti gli infetti che ignari di tutto si muovevano in città. Almeno cinque di essi sono poi deceduti o sono stati costretti per settimane in rianimazione. Sono queste le prime risultanze dell’indagine epidemiologica condotta dal dipartimento di Prevenzione dell’Asl Avellino.
Lo riferisce questa mattina il quotidiano Il Mattino che riporta proprio le parole del direttore del servizio, Onofrio Manzi. “Guardavamo alla Cina e il virus era già qui”. Come per la Lombardia quindi è arrivato ora il tempo di ricostruire il percorso del covid-19 sul territorio irpino.
E se a Milano e dintorni si è risaliti a metà gennaio come data probabile dei primi infetti, sul Tricolle il virus sarebbe arrivato almeno a metà febbraio, probabilmente in seguito alla partecipazione di uno o più arianesi a una fiera molto affollata. Rientrati in città, per giorni i sintomi non si sono manifestati o si è fatta fatica a riconoscerli e ricondurli all’emergenza già scoppiata nel nord Italia. Attualmente i positivi ad Ariano Irpino sono oltre 150 e i morti hanno superato le venti unità.
I cluster sono andati a crescere intorno a persone infettate che provenivano dalla Lombardia: la festa di carnevale, il conservatorio, il centro Minerva. E poi gli errori commessi al pronto soccorso dell’ospedale Frangipane che hanno avuto un effetto moltiplicatore. A ciò si sarebbe aggiunta, riferisce l’Asl, la poco collaborazione dei residenti arianesi a fornire informazioni utili a ricostruire la catena del contagio.