Ex Irisbus, operai contro il sindaco di Flumeri: Lanza non ci rappresenta.

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“Tutto nasce per caso, da un incontro casuale avvenuto a Flumeri tra un operaio della IIA e Pinuccio Caggiano. L’operaio di lungo corso, chiede a Pinuccio cosa sta facendo lui per la ex Irisbus. Chiede se sa cosa sta avvenendo in quella “fabbrica”. Se è a conoscenza che non tutti i lavoratori sono rientrati a lavorare, una settantina circa su 298. Che la maggioranza di essi, circa 200 dal 2011 non è mai entrata in fabbrica. Che non è avvenuta e né avviene alcuna rotazione nonostante un verbale di accordo sottoscritto al MISE tra Governo, OO. SS. e Azienda. Che in quello stabilimento ci piove dentro. Che non viene assicurato il rispetto delle minime norme di sicurezza. Se è a consapevole che questa fabbrica rischia di nuovo che venga chiusa.

Infine chiede se questa è una “cosa” che possa interessare la “politica” di Flumeri. Pinuccio spiega che lui sta all’opposizione e può fare ben poco, ma si attiverà, per quanto nelle sue competenze e nelle sue possibilità, per vedere cosa fare. L’incontro avuto con l’operaio non lo lascia indifferente, pensa di convocare da subito un consiglio comunale aperto per discutere sul momento critico chesta attraversa lo stabilimento ex Irisbus. Intanto organizza una riunione con alcuni operai per sentire e capire da loro come rendersi utile, come muoversi per dare loro un appoggio, un sostegno concreto. L’incontro si conclude con una richiesta di Consiglio Comunale aperto da farsi prima del 6 luglio, data dell’incontro a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico. Naturalmente bisogna invitare anche gli altri sindaci del comprensorio, i sindacati i parlamentari e chi più ne ha più ne metta. Si decide quindi di affidare a Rossella Iacobucci l’incarico di parlare con il sindaco, e di concordare assieme a lui giorno, modalità e inviti. Insomma si è cercato di scongiurare la richiesta formale da parte della sola opposizione preferendo percorrere la strada della condivisione. Prima perché il problema riguarda tutti ed in particolar modo quelli che vogliono fare e fanno politica, secondo perché bisognava evitare che il consiglio venisse indetto dopo 20 giorni dalla richiesta, andando oltre la data del 6 di luglio. E noi già tutti presi a pensare come far partecipare anche quelli di Bologna in streaming al consiglio. Quelli di Bologna, si, l’altra parte di IIA. Pensavamo e pensiamo che è necessario, indispensabile, giusto essere uniti; Comune di Flumeri e Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna e Regione Campania, Sindacato emiliano e sindacato irpino, politici irpini e politici emiliani, operai bolognesi e operai irpini. Tutti insieme, parlare la stessa “lingua”, portare avanti e rappresentare, nella sede del MISE, le stesse istanze, la stessa proposta : la “Nazionalizzazione” di questa azienda. Perché il nostro è un settore strategico, unico nel suo genere, perché serve al Paese, alla comunità. Un prodotto socialmente utile che viene finanziato dallo Stato, dalle Regioni, dalle Municipalità, dai cittadini. Perché Industria Italiana Autobus da quando è nata non è mai decollata e le responsabilità sono da ricercare in tutti gli attori coinvolti in questa vicenda. A noi interessava parlare di questo nel “consiglio comunale aperto” che ci è stato negato dal sindaco di Flumeri. Avremmo voluto dire che questo “imprenditore”, che conosciamo dal 2014, non ha mai rispettato un accordo sottoscritto. Che produce in Turchia le commesse vinte in Italia. Che non ha speso un euro, di quel finanziamento concesso da Invitalia, per riattivare e ristrutturare lo stabilimento. “Che per quanto riguarda la situazione patrimoniale, come noto, esiste un problema di “shortage” (carenza) finanziario” (Arcuri, Mise verbale di incontro 27 febbraio 2018). Avremmo voluto dire, così come diciamo, che la credibilità di questo imprenditore, “visto la mancata realizzazione del piano sottoscritto” è ai minimi termine e che bisogna pensarci mille volte prima di cadere nelle sue lusinghe, che vuole ancora farci credere che con il Fondo alle PMI tutto si risolverà. Per chi? Non è dato sapere. Una cosa è certa, una PMI non può superare i 250 addetti nel suo organico e oggi noi siamo 298 a carico di questa azienda.

Ma il sindaco Lanza di Flumeri e la sua maggioranza hanno ritenuto che non è “il momento giusto” di parlare di queste cose e che questo non è un “argomento su cui il Consiglio abbia competenza”.
Sul “momento giusto”. E quando se non prima dell’incontro al MISE è giusto incontrarsi per parlare, se permette, con noi, noi operai, visto che siamo i diretti interessati, cioè quelli che pagheranno sulla propria pelle le scelte che anche altri sono chiamati a fare? Il momento è giusto ed opportuno perché lei è stato invitato alla MISE. Ci spieghi di cosa parlerà? Non Le sfiora minimamente l’idea che è un nostro diritto sapere ciò che verrà a dire? O lei, in quanto sindaco, pensa di conoscere e sapere tutto di tutti?

La cosa sgradevole è quella che per lei noi contiamo meno di niente! Non abbiamo ” né un nome” “né un volto”. Siamo numeri, solo numeri che sommati tra loro vi regalano quel potere che una volta raggiunto non esitate a voltarcelo contro. Lei, e tutti gli altri come lei, ci conoscete solo quando venite nelle nostre case a chiedere il voto. Allora sì che ci conoscete. Magicamente ricordate tutto; “nomi”, “volti”, problemi che ci assillano. Sembrate dei mendicanti, questuanti senza un briciolo di dignità. Così mansueti da accettare ogni genere di rimprovero. Ma una volta raggiunto lo “scopo” eccovi di nuovo altezzosi, sprezzanti, superbi, boriosi, scienziati, cattivi, smemorati, tanto da non sapere più nemmeno i nostri “nomi”, i nostri “volti”, i nostri problemi.
Stia tranquillo signor sindaco Lanza, la colpa maggiore è solo la nostra che accettiamo passivamente questo stato di cose. La colpa è nostra perché non diamo mai seguito alle promesse che facciamo a noi stessi: cacciarvi con la scopa quando venite a bussare alle nostre porte per chiedere il voto.
Tanto va la gatta al lardo…

Sulle “competenze” del Consiglio preferiamo non degnarla nemmeno della risposta.”

Operai ex Irisbus che si riconoscono in Resistenza Operaia.

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