Festa, Cassazione respinge ricorso Procura

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La corte di Cassazione, nella sua sesta sezione penale, ha deciso di respingere il ricorso presentato dal Pubblico Ministero contro la decisione del Tribunale del Riesame di Avellino. Quest’ultimo, nel mese di agosto, aveva annullato il decreto di sequestro che era stato emesso dal giudice per le indagini preliminari nei confronti di Gianluca Festa e di Costantino Marcello.

La decisione del Tribunale del Riesame del luglio precedente aveva previsto l’annullamento dei sequestri di denaro, pari a 40.000 euro per l’ex sindaco Gianluca Festa e 25.000 euro per l’imprenditore Marcello Costantino.

I sequestri erano stati effettuati a seguito dell’emissione di una seconda misura cautelare, facente parte dell’indagine in corso. Gli imputati erano rappresentati legalmente dagli avvocati Luigi Petrillo e Domenico Carchia.

Il fulcro della questione riguardava il concetto di “periculum in mora”, ovvero il pericolo nel ritardo.

Il Tribunale del Riesame aveva giustificato la decisione di annullare i sequestri sottolineando la mancanza di una motivazione adeguata circa l’esistenza di un rischio che rendesse urgente l’adozione di tali misure. Tale sentenza, emanata il 10 luglio dai giudici Raffaele Califano, Elena Di Bartolomeo e Maria Rizzi, verteva su due punti fondamentali presentati dalle difese.

Approfondendo il concetto di “periculum in mora”, si tratta di una componente essenziale che giustifica l’applicazione di misure cautelari, in particolare quando si ritiene che vi sia un rischio di danno irreparabile o significativo che potrebbe verificarsi nel tempo necessario per concludere un procedimento legale. La mancanza di periculum in mora significa, dunque, che non vi è stato un adeguato riscontro riguardo alla necessità immediata e urgente di trattenere le somme in questione, lasciando spazio a dubbi sulla legittimità delle azioni intraprese.

La sentenza del Tribunale del Riesame si basava quindi su argomenti solidi presentati dai legali difensori, che hanno evidenziato la carenza di un ragionamento convincente nel giustificare le misure restrittive imposte. Questa disamina sottolinea l’importanza di una giustificazione dettagliata e accurata quando si eseguono azioni legali che impattano direttamente sui diritti delle persone coinvolte.

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