Il governo nazionale penalizza i comuni delle Regioni del Mezzogiorno.

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Prime Minister Matteo Renzi at the end of the Council of Ministersdi Gerardo Sano

Il divario fra il nord ed il sud della nazione si è sempre più allargato negli ultimi anni. Tutti gli indicatori economici e sociali certificano una crescente difficoltà del Mezzogiorno d’Italia a tenere il passo del resto del Paese. La disoccupazione sempre più in aumento, servizi e infrastrutture sempre meno efficienti, uno spopolamento di anno in anno più marcato.

Ad aggravare lo stato di crisi del Sud ad osservare e leggere l’ultimo rapporto della Svimez sui trasferimenti dello Stato centrale agli enti locali delle regioni a Statuto ordinario è sempre più evidente uno squilibrio fra il centro nord ed il sud.

I tagli sempre più pesanti apportati al fondo di solidarietà comunale in attuazione della legge delega sul federalismo fiscale con l’obiettivo di prelevare dai Comuni risorse prestabilite in base ai fabbisogni standard e ridistribuirle soprattutto ai territori con minore capacità fiscale, nel 2015 vi sarà un ulteriore taglio del 25% passando dai 4,6 miliardi dell’anno scorso ai 3,4 per l’anno in corso, penalizzeranno ancora maggiormente i comuni e le popolazioni del meridione.

Infatti nel corso di questi ultimi anni, i dati del 2013 sono esaustivi i comuni del sud hanno aumentato la pressione fiscale all’incirca del 2,50% a fronte di un aumento del 1,69% dei comuni del centro nord.

Ma quel che è ancora più compromettente per la qualità dei servizi nelle regioni del sud è la disponibilità procapite per la gestione degli stessi. Infatti per raggiungere i livelli standard dei servizi il parametro di riferimento è quello dei comuni della Regione Veneto vale a dire 591 euro per ogni cittadino.

In realtà i trasferimenti hanno privilegiato ancora una volta i comuni del centro nord creando amplificando ancora più lo squilibrio.

La parte del leone l’hanno fatta i comuni del’Emilia Romagna che ottengono un importo sei volte superiore a quanto gli sarebbe dovuto, raggiungendo una quota di risorse procapite per ogni cittadino del 1,62% a fronte dei trasferimenti ai comuni meridionali che ottengono meno fondi, la Puglia e la Calabria -51% la Campania addirittura -66% con una quota procapite di appena 0,54%.

Un istituto, quello del fondo perequativo che doveva servire al riequilibrio delle aree della nazione, e che a dire del rapporto Svimez, invece di rispondere al dettato del comma 3 dell’art. 119 della Costituzione, ha un approccio sperequativo, continuando ad elargire più soldi a chi ha di più e viceversa.

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