Le Suore della Carità chiudono Villa Biondi a Lauro, 15 lavoratrici a spasso.

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Chissà cosa ne direbbe Papa Francesco Bergoglio, dopo le sue continue indicazioni sull’accoglienza, la carità, il rispetto per il mondo del lavoro, se venisse a sapere quanto sta accadendo a Lauro, provincia di Avellino, dove le suore Figlie della Carità, dopo uno sbrigativo incontro con le 15 lavoratrici dell’Istituto Assistenziale “Villa Biondi” tenutosi lo scorso 3 giugno, hanno notificato ieri il licenziamento a tutte le lavoratrici.

La Casa di Riposo – scrive il segretario della Fp Cgil Marco D’Acunto – iscritta all’Albo regionale dal 1994, è una struttura di tipo B (pare sorta a seguito di un lascito testamentario con un legato ben specifico), vanta 45 posti letto femminili e nel corso degli anni è stata una risorsa per le famiglie degli anziani del Vallo Lauro-Baianese e del Nolano rispetto all’esigenza di assistenza per le persone anziane o con leggeri problemi psichici della zona.

Ma, d’improvviso, come si legge nella lettera di licenziamento, le suore “Figlie della Carità” hanno deciso di cessare totalmente l’attività della struttura per la “insostenibilità economica, per gli alti costi di gestione e per la esiguità delle rette percepite“.

E, nel ringraziare le lavoratrici per l’opera prestata, danno loro il benservito a far data dal 30 settembre 2017 e, con loro, anche agli ospiti dell’Istituto rispetto al quale già in queste ore stanno rifiutando nuovi ed ulteriori ricoveri.

“Un ringraziamento che sa di beffa – spiega Marco D’Acunto – segretario generale della Fp Cgil che segue la vicenda – in quanto le lavoratrici sostengono, tutte, di aver lavorato per alcuni periodi a nero per la struttura e raccontano di altre illegittimità contrattuali tipo il mancato pagamento delle giornate festive nelle quali hanno sempre lavorato. Tutte evenienze che accerteremo. Ma in questo momento ci preme di verificare le condizioni per la permanenza in attività dell’Istituto anche se questo dovesse comportare una assunzione diretta della gestione da parte delle lavoratrici a salvaguardia non solo dei posti di lavoro ma soprattutto del servizio indispensabile fino ad oggi reso dalla struttura”.

Quello che più fa specie è la motivazione che le religiose utilizzano per il licenziamento, sorde agli strali dello stesso Papa quando, da Genova, ha ribadito che i buoni imprenditori non speculano sui lavoratori (e vorremmo dire anche sui bisogni della gente).

Intanto la Fp Cgil ha chiesto un incontro urgente alla religiose che gestiscono la Casa senza avere avuto fino ad oggi alcuna risposta ed annuncia che ove entro la giornata di domani non dovesse arrivare un segnale di disponibilità per un incontro, non saranno lesinate azioni di protesta che potrebbero sfociare anche in uno sciopero ed in una chiamata a raccolta di tutte le famiglie degli ospiti e dei lavoratori come pure di tutte le istituzioni della zona.

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