L’incontro con il guardalinee internazionale Renato Faverani alla sezione AIA di Avellino.

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“Costruite i binari della vostra vita”: con questa frase Renato Faverani ha salutato gli arbitri avellinesi nella Riunione Tecnica del 9 dicembre. Una frase pensata da lui stesso, mentre era in uno dei suoi innumerevoli viaggi, e rappresenta la sintesi di un sogno, coltivato in una nebbiosa provincia di Lodi trenta anni fa, e culminato il 13 luglio 2014 a Rio de Janeiro, al mitico “Maracana”, in cui Renato ha scritto, insieme a Rizzoli e Stefani, la storia della nostra associazione nella finale dei Mondiali. Un traguardo fatto di sacrifici, sudore, dedizione, e passione: elementi necessari che si aggiungono alle capacità tecniche di un arbitro che ovviamente sono necessarie, ma devono essere completate da quei fattori. È facile cadere nella tentazione di sentirsi arrivati ogni qualvolta si raggiunge una categoria superiore, è l’insidia più difficile: bisogna sempre ambire a migliorare, a scalare la vetta. I poli rappresentano un mezzo eccezionale per questo: un ragazzo, che forse nemmeno ha ancora arbitrato, si cambia nello stesso spogliatoio con un arbitro di serie A, corre con lui, ascolta esperienze di campo, e può raccontare le sue: sicuramente dal parlare si traggono tantissimi insegnamenti, da portare poi sul campo la domenica. Ma per fare ciò è necessario il sacrificio: il lavoro, lo studio non vanno certamente trascurati, ma un arbitro bravo è colui che sa anche nella vita trovare la giusta strada in un attimo, e sa ben coniugare le cose, magari alzandosi più presto la mattina, o sfruttare i week end liberi per impiegare meglio il proprio tempo anche nelle altre attività. Non si arriva per caso a certi livelli, bisogna avere una grandissima forza di volontà: è quello che anche adesso cerca nel suo nuovo ruolo, quello di componente della CAN PRO, negli arbitri e negli assistenti. La volontà di mettersi in gioco, la volontà che si dimostra quando chiami un ragazzo alle 11 per una gara delle 14 e subito è pronto per andare ad arbitrare. E’ tutto ciò che ha vissuto lui nella sua carriera, dove ha conciliato per trent’anni il lavoro, la famiglia, gli allenamenti, le partite, e nonostante ciò ha coltivato il suo sogno, si è impegnato così tanto che ha costruito i suoi lunghissimi binari, da Lodi fino a Rio de Janeiro.

Tantissimi gli arbitri presenti, che hanno posto al collega tante domande, alle quali ha risposto con grande obiettività e anche raccontando qualche aneddoto. Presente anche il CRA, con i componenti Toscano e De Simone, che hanno portato i saluti del presidente Quartuccio. Il presidente Zaccaria, nel ringraziare Faverani per la splendida serata, si è detto emozionato: “ Siamo orgogliosi di aver ospitato Renato, sicuramente può essere un punto di riferimento per tutti i nostri arbitri, perché la nostra attività è strettamente collegata ai sogni, e talvolta, con il suo esempio, questi possono essere realizzati!”

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