L’Ordine dei Medici denuncia: basta aggressioni.

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Le aggressioni al personale sanitario sono un fenomeno crescente e dilagante; la cronaca di tutti i giorni segnala episodi che vedono coinvolti medici ed infermieri, attaccati verbalmente e fisicamente con una violenza inaudita da pazienti e familiari. Soltanto pochi giorni orsono un medico è stato verbalmente e fisicamente aggredito al Pronto Soccorso dell’A.O.R.N. “San G. Moscati” di Avellino.
Avvenimenti questi che sono solo la punta di un iceberg sommerso, e che non danno, per quanto numerosi, la reale portata del fenomeno.

La violenza esplicitata in sanità è grave non solo perché determina un mancato rispetto per la dignità ed il valore di una persona, ma perché interrompe il processo di cura, con evidenti ripercussioni su entrambi gli attori della relazione terapeutica, personale sanitario (aggrediti) e pazienti (aggressori).
Se ne parla tanto, e da tanto della violenza perpetrata, eppure pare che non ci sia la volontà reale di trovare una soluzione.
Di studi sul fenomeno in questione ce ne sono di autorevoli, che descrivono modi e modalità delle aggressioni, con il personale sanitario a maggior rischio. Basterebbe prenderli in analisi e mettere in atto iniziative di Prevenzione e Protezione; eppure ad anni dall’ultimo atto normativo, ci troviamo in un immobilismo che non ha precedenti.
Sono passati, esattamente, 10 anni di vuoto e di inefficace applicazione dalla “Raccomandazione n.8 del 2007 del Ministero della Salute – Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”, alla quale si aggiunge l’obbligo ai sensi del Dlgs 81/2008, da parte dei datori di lavoro di prevedere nel Documento della valutazione del Rischio (DVR), anche l’analisi e la stima del rischio violenze e aggressioni nel comparto sanitario.

Brevemente cosa prevede la Raccomandazione n.8 del 2007 del Ministero della Salute _ Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari”: si rivolge a tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali, con priorità per le attività considerate a più alto rischio (aree di emergenza, servizi psichiatrici, Ser.T, continuità assistenziale, servizi di geriatria). Ne sono interessati tutti gli operatori (medici, infermieri, psicologi, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, personale del servizio 118, servizi di vigilanza) e tutte le attività svolte durante l’erogazione di prestazioni ed interventi socio-sanitari; esse sono volte a prevenire i seguenti tipi di eventi: uso di espressioni verbali aggressive; impiego di gesti violenti; minaccia; spinta; uso di arma; contatto fisico; lesione e/o morte.

Secondo la Raccomandazione “Ciascuna struttura sanitaria dovrebbe elaborare ed implementare un programma di prevenzione della violenza. Le aggressioni non sono un problema da sottovalutare, perché le ripercussioni, soprattutto psicologiche ricadono sugli operatori sanitari (burn-out) e sui degenti (compromissione della relazione terapeutica).
Sono eventi evitabili e per questo devono essere previsti e prevenuti e questo grazie ad una capillare organizzazione.

Pertanto il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Avellino, per la sicurezza dei medici e del personale sanitario, chiede ad ogni Sede Istituzionale ed in “primis” alla ASL, all’A.O.R.N. “san G. Moscati” di Avellino ed a tutte le Strutture Private accreditate un intervento per potenziare il monitoraggio di questi atti violenti e per verificare che le condizioni organizzative e strutturali siano idonee.

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