Mail bombing inviata a tutti i Parlamentari chiedendo la non conversione in legge del decreto “Sblocca Italia”.

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++ Renzi, fare di tutto per rimettere in moto economia ++da Maria Vitacca riceviamo e pubblichiamo:

L’Associazione Intercomunale Lucania di Palazzo San Gervasio, insieme all’Associazione Futura di Venosa, al Comitato Diritto alla Salute di Lavello, all’Associazione Ambiente e Legalità di Ferrandina e alla Rete Campana per la Civiltà del Sole e della Biodiversità (RCCSB) di Napoli, hanno sottoscritto un corposo documento inviato, in data odierna, tramite una “Mail bombing” a tutti i 950 parlamentari avente ad oggetto la richiesta di far decadere il Decreto-Legge n. 133 del 13 settembre 2014 denominato “Sblocca-Italia”.

È stata evidenziata la scelleratezza di tale decreto che costituisce una gravissima violazione delle procedure democratiche previste dalla nostra Costituzione per la corretta legiferazione e dei rapporti tra potere legislativo, proprio del Parlamento e di quello esecutivo del Governo, nonché della Convenzione di AARHUS sulla partecipazione dei Cittadini in materia delle scelte ambientali.

Sul piano dei contenuti prefigura scelte catastrofiche per uno sviluppo ecosostenibile ed il lavoro conseguente, per la tutela del Territorio, della Natura e della Biodiversità, in contrasto radicale con i gravi problemi dell’oggi, con gli interessi delle future generazioni e della salvezza stessa del Pianeta a partire dalla necessità di arrestare i drammatici cambiamenti climatici in atto.

Le vere risorse strategiche del nostro Paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa da non dover porre in serio pericolo con un devastante piano industriale per nulla rispettoso del nostro Territorio.

Contrastare questo Decreto è un impegno affinché le qualità intrinseche della nostra Terra, con tutte le sue fragilità, non vegano sacrificate in modo scellerato per interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.

Intensificare le attività petrolifere in area ad alto rischio sismico ed idrogeologico, come per la Regione Basilicata e Abruzzo, il rilanciare le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Sorrento tra Capri, Ischia ed Amalfi rappresenta il confondere la Terra italiana con le aree desertiche libiche e dell’Arabia Saudita.

Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l’economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento. Un’economia petrolifere che ha portato grandi vantaggi per le società petrolifere e company, ma alcun vantaggio ai cittadini con un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.

Ed inoltre, sembra assurdo che il Decreto affidi la gestione dei rifiuti alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all’economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente, ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.

Particolare risalto è stato dato ai profili di illegittimità costituzionale degli art. 33, 35, 36, 37, 38 oltre all’abuso nel ricorrere, ancora una volta, allo strumento della decretazione senza la reale sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza oltre che in assenza di una omogeneità dei contenuti.

In questi anni le scelte fondamentali del Paese sono state fatte con decreti legge, esautorando il Parlamento ed una corretta pianificazione: il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, del governo Berlusconi, i decreti legge “Salva Italia”, n. 201 del dicembre 2011 e “Sviluppo Italia” del 22 giugno 2012 n. 83, del governo Monti, il decreto legge del “Fare”, del 21 giugno 2013 del governo Letta.

La “giustificazione” della illegittimità costituzionale dei vari decreti è sempre la stessa ed è quella che si ripete nel decreto Sblocca Italia del governo Renzi: fare uscire l’Italia dalla crisi. Come è evidente la via della decretazione d’urgenza per l’uscita dalla crisi è, e non poteva essere diversamente, fallita e la crisi si è aggravata sempre di più.

Ed inoltre, sarebbe alquanto forzato, ritrovare tali condizioni nel via libera alle perforazioni a terra e a mare, alla ricerca di idrocaburi, al metanodotto TPA e agli stessi inceneritori (che vengono chiamati termovalorizzatori, parola inesistente per la normativa europea), alla realizzazione degli assi ferroviari Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina, alla realizzazione degli aeroporti di Firenze e Salerno.

Ulteriori copie del documento verranno consegnate lunedì 13 Ottobre, in occasione della Conferenza dei Sindaci dell’Area Programma del Vulture Alto Bradano che si terrà alle ore 16:00 nella Sala Consiliare del Comune di Palazzo San Gervasio.

Incontro durante il quale si discuterà anche dei profili di illegittimità costituzionale del D.L. 133/2014 e di tutti i rischi ad esso correlati che vorrebbero minare seriamente la volontà dei Sindaci di autodeterminarsi in nome della difesa e salvaguardia del proprio Territorio.

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