Migliora la qualità dell’aria in Campania, ma effetti diversi sui vari inquinanti, il report Arpac.

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Uno studio svolto dall’Arpa Campania dimostra che i provvedimenti anti-coronavirus hanno avuto importanti effetti sulla qualità dell’aria nella regione. L’Agenzia ambientale ha analizzato i dati delle centraline situate nelle cinque città capoluogo, in un periodo che va dal 25 febbraio fino al 31 marzo 2020, con riferimento alle concentrazioni di inquinanti quali monossido di azoto (NO), biossido di azoto (NO2), polveri sottili (PM2.5 e PM10), monossido di carbonio (CO), benzene.
Il report pubblicato dall’Agenzia, intitolato “I provvedimenti per il contenimento del contagio da Covid-19 e la qualità dell’aria in Campania”, disponibile sul sito dell’Agenzia all’indirizzo http://www.arpacampania.it/web/guest/1402, rappresenta al momento uno degli studi più dettagliati prodotti a livello istituzionale in Italia per indagare gli effetti ambientali dei provvedimenti restrittivi anti-Covid19.
Arpac ha svolto in prima battuta un confronto tra le medie di concentrazione degli inquinanti, rilevate prima e dopo lo scorso 10 marzo, data di entrata in vigore in Campania delle restrizioni agli spostamenti, riscontrando cali evidenti soprattutto per quanto riguarda il monossido di azoto (si vedano i grafici allegati), già sottolineati nei report diffusi dall’Agenzia nelle scorse settimane.
In questa ulteriore analisi, i valori effettivamente misurati sono stati confrontati con le stime teoriche prodotte dal modello previsionale del Cemec (Centro meteorologico e climatologico, una struttura Arpac): questo tipo di confronto è indicativo nel valutare quanto ha pesato effettivamente il lockdown nel calo delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, depurando i risultati dal peso di altre variabili quali le condizioni meteo. «Nel valutare le conseguenze dei provvedimenti restrittivi», spiega Giuseppe Onorati, dirigente della UOC Reti di monitoraggio e Cemec, «uno dei problemi è appunto capire quanto ha inciso il calo delle emissioni, in particolare da traffico veicolare, e quanto invece dipende dal meteo. Mentre i dati misurati dipendono dalle emissioni effettive – prosegue Onorati – gli ouput della modellistica sono basati sulle emissioni medie stimate su base storica. Confrontando i dati misurati e i dati calcolati dai modelli, che in entrambi i casi tengono conto delle condizioni meteo effettive registrate a marzo, si ha una valutazione di quanto il lockdown abbia prodotto benefici sulla qualità dell’aria».
Il calo è evidente per quanto riguarda le concentrazioni di monossido di azoto. Lo scostamento rilevato rispetto alle stime della modellistica (i valori sono più che dimezzati) non può che dipendere dalla riduzione delle emissioni da traffico: la Regione Campania stima che nel mese di marzo, mediamente, il 65% delle emissioni totali di ossidi di azoto provenga dai trasporti stradali.
Discorso diverso per le polveri sottili PM10 e PM2.5: in questo caso la riduzione tra valore atteso e valore effettivo è più lieve. Le stime della Regione indicano che in Campania, mediamente, nel mese di marzo i riscaldamenti, per quanto riguarda il PM10, forniscano oltre l’80% dei contributi emissivi. Questa fonte di emissioni non è stata affatto bloccata dalle misure di contenimento, anzi, per effetto delle temperature rigide registrate in alcuni periodi di marzo e per effetto della maggiore permanenza delle persone tra le mura domestiche, le emissioni da riscaldamenti potrebbero essere addirittura aumentate rispetto alle medie storiche.
Il metodo utilizzato dall’Agenzia permette di dimostrare che il calo delle concentrazioni di alcuni inquinanti (soprattutto il monossido di azoto) è effettivo ed è indipendente dalle condizioni meteo, mentre per altri inquinanti (polveri sottili PM10 e PM2.5) un calo dovuto al lockdown non è dimostrabile con chiarezza.
«In questa fase emergenziale», conclude Onorati, «ci siamo sforzati di andare oltre la mera misurazione delle concentrazioni di inquinanti. Nonostante le difficoltà oggettive, abbiamo provato a fornire una valutazione complessa dei fenomeni in atto, ragionando sui nessi causali che intercorrono tra le anomalie riscontrate nelle concentrazioni di inquinanti e l’andamento delle emissioni. Un lavoro che è stato possibile grazie allo scenario, irripetibile dal punto di vista ambientale, che si è verificato nel marzo appena trascorso».

 

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