Ad Avellino i servizi assistenziali sono fermi da settembre 2014, l'allarme dell'Unci.

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SFONDO-HEAD4“Dopo alcuni casi di cronaca giudiziaria consumatisi fuori dalla nostra regione, che hanno visto coinvolte in pratiche illegali pseudo-cooperative sociali, che nulla hanno a che vedere con i principi della mutualità e della solidarietà e che fermamente condanniamo, sembra che in Italia, ed in particolare in Irpinia, sia scoppiata la sindrome anti-cooperativistica“.

“Si suppone insomma che dietro ogni cooperativa vi sia chissà quale coacervo di interessi loschi” – comunica in una nota il presidente dell’Unci Avellino. “Per fortuna la realtà è completamente diversa. Chi riveste incarichi istituzionali e politici dovrebbe però almeno non alimentare inutili e dannose campagne di delegittimazione di imprese e lavoratori, che operano quotidianamente con grande professionalità e sensibilità in un settore delicatissimo e purtoppo precario, come quello dell’assistenza e dei servizi sociali. Da cittadini ci aspetteremmo che gli amministratori locali ed i dirigenti di partito parlassero con cognizione di causa, a meno che non vi sia da parte di qualcuno la precisa volontà di calunniare e sparare nel mucchio per motivi di competizione politico-elettorale o peggio ancora per interessi privati. Proviamo, dunque, a fare chiarezza una volta per tutte”.

“Qualche consigliere comunale smemorato o poco informato – si legge nella nota – dovrebbe sapere che dal mese di settembre 2014 il Comune di Avellino non eroga più i servizi di assistenza domiciliare agli anziani e alle persone diversamente abili, a causa della querelle che ha caratterizzato la riorganizzazione del Piano di zona, e dunque le cooperative sociali non svolgono più tale attività per conto dell’ente. Ma visto il clima di assalto alla diligenza che si registra negli ultimi tempi, le cooperative del territorio hanno deciso di non partecipare nemmeno al bando di gara per la gestione dell’Ufficio di Piano, pur avendo tutti i requisiti di legge per farlo, una pluriennale esperienza maturata sul campo ed una capillare organizzazione che hanno consentito una netta affermazione nel settore. Di cosa si parla, quindi, quando si evocano presunti favori da parte della politica o addirittura malaffari?”

“E’ cosa nota poi che in tutta la provincia la cooperazione sociale è allo stremo per colpa dei gravissimi ritardi dei pagamenti, che in alcuni Piani di zona risalgono addirittura al 2011. Le imprese sociali sono state costrette a certificare le proprie spettanze al Ministero delle Finanze e alla Banca d’Italia (il che presuppone una contabilità precisa e trasparente) per poter recuperare soldi già stanziati, ma dopo anni non ancora erogati, per servizi svolti. In questi anni l’assistenza sociale in provincia di Avellino è stata garantita unicamente grazie allo spirito di sacrificio del mondo della cooperazione e di chi vi opera. Le cooperative si sono enormemente indebitate con le banche per continuare a lavorare, mentre la Regione non era in grado di mettere in pagamento fondi già ripartiti e le istituzioni che gestivano i servizi sui territori in alcuni casi preferivano salvaguaradre le strutture più che i lavoratori che si occupavano degli utenti”.

“Tutto ciò non è avvenuto senza danni. Negli ultimi anni infatti il 30% delle società cooperative sociali hanno dovuto chiudere e centinaia di lavoratori sono rimasti senza un’occupazione. Per il prossimo autunno si prevede l’attivazione della cassa integrazione per numerosi operatori (il che preusuppone il rispetto delle norme e degli standard contrattuali di categoria da parte delle imprese) e c’è il concreto rischio che in alcuni Comuni vi sia il blocco totale delle attività, per mancanza di soldi e per la manifesta incapacità della politica di svolgere il proprio compito. Quali sarebbero, dunque, i privilegi e le agevolazioni ottenute dalle imprese cooperative?”

“Inizia perciò a farsi largo il sospetto che si voglia impedire che le società mutualistiche del territorio partecipino legittimamente alle gare di appalto per la gestione dei servizi locali. Una vera e propria turbativa d’asta, insomma. Per questi motivi l’Unci metterà a disposizione delle cooperative sociali che si ritengono danneggiate, da queste vicende e dalle dichiarazioni calunniose di chi insegue soltanto la visibilità mediatica per un tornaconto personale, i propri legali per le conseguenti azioni nelle sedi opportune. L’Unci si riserva inoltre ogni altra iniziativa a tutela dell’immagine del settore cooperativo e delle singole imprese associate e in difesa della libertà delle attività economiche e lavorative oggi subdolamente insidiata”.

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