Greci, Katundi per la secolare minoranza albanese.

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Al confine con l’antica terra di Daunia è ancora vivo il retaggio della tradizione albanese, ospite secolare di questa parte della Valle del Cervaro.

Greci, Katundi secondo la parlata tradizionale, è l’unico paese della Campania che accoglie una comunità arbëresh, minoranza etno-linguistica albanese stanziata in Italia dal XV secolo, e per questo ne conserva gelosamente le peculiarità religiose, linguistiche, iconografiche e gastronomiche, tramandate esclusivamente per via orale.

La cittadina si distende su di un poggio che la eleva a belvedere sulla Valle del Cervaro, impreziosendola di panorami mozzafiato. Numerosi boschi di querce e conifere ne circondano il territorio, offrendole un respiro naturale da polmone verde dell’area geografica che domina dall’alto dei suoi 800 metri. Sito a ridosso del confine con la Puglia, il suolo di Greci è accarezzato dal torrente Cervaro, che nasce nei paesi limitrofi e sfocia nell’Adriatico. Strutture caratteristiche del luogo sono le “Halive”, dall’albanese capanna, tipiche costruzioni risalenti alla prima e alla seconda ondata migratoria dall’Albania, realizzate con pietre a secco fissate con manate di creta e malta, presenti soprattutto nel tipico Rione Breggo. I ruderi di un castello medievale, con annesso suggestivo belvedere, sono ancora visibili.

La chiesa madre del paese è dedicata al Patrono San Bartolomeo Apostolo e presenta una semplice architettura di tipo orientale, in stile romanico, che fu stravolta nel XVII secolo, quando fu regolata secondo le esigenze del rito latino, in luogo di quello bizantino originario.

La Chiesa della Madonna del Caroseno è invece sita all’ingresso del paese e presenta un altare maggiore dominato da una statua-icona della Madre di Dio, appellata Carusinus, in osservanza al legame indissolubile con il mondo greco-ortodosso, che viene venerata dalla comunità albanese che la chiama “Mesòsportite”. Tra le architetture civili di rilievo vanno ricordati i numerosi palazzi che sorgono all’interno del borgo: Palazzo Lauda, edificio storico del XVIII secolo che presenta un bel portale in pietra lavorata; Palazzo De Maio, settecentesca struttura con tipico portale in pietra e balconcino centrale, arricchita da finestre quadrate poste al livello della strada; Palazzo Caccese, edificio gentilizio del XIX secolo, con un notevole portale, che avrebbe dovuto ospitare un museo intitolato al patriota albanese Giorgio Castriota Skanderbeg; infine Palazzo Lusi, oggi sede del municipio, con un bel cortile interno del Cinquecento, e che dal 2009 ospita il Museo PLEAG, esposizione archeologica che espone alcuni dei reperti archeologici rinvenuti sul territorio a partire dal 1999.

Fuori dal centro abitato è notevole la Masseria di Tre Fontane, complesso monumentale e antica stazione di posta sul Tratturello Camporeale-Foggia, diramazione del più importante Tratturo Pescasseroli-Candela. Il piccolo borgo segue ancora una chiara tradizione rurale, come dimostrano gli insediamenti abitativi che sono sparsi e poco numerosi.

La gastronomia tipica di Greci, paese di antiche tradizioni identitarie arbëreshë, conserva ancora alcune peculiarità della cucina albanese. Tra i piatti più significativi, anche per motivi legati alle ricorrenze religiose che caratterizzano la vita della comunità ancora oggi, troviamo il baccalà all’ orientale, piatto natalizio, a base di merluzzo bianco conservato sotto sale, patate, uva passa, olio sale e condimento a piacere; lo spezzatino di verdure selvatiche (ad esempio la cicoria, molto utilizzata), piatto primaverile con costolette d’agnello, uova battute con formaggio e sugo di pomodoro; una leggera e saporita insalata di arance, condita con olive nere, zucchero e olio; infine la pizza chiena a base di farina di grano, che nelle sconfinate campagna vicine si trova in abbondanza, burro, ricotta, zucchero, uova e un goccio di liquore Strega, un classico del territorio beneventano.

Tra i dolci, elemento che caratterizza ogni tavola in Katundi, in ogni periodo dell’anno, meritano una menzione la Muscella, a base di farina di granone, uva passa, pinoli e zucchero: di questo dolce esiste anche una versione salata, o rustica, preparata con sugna, uva passa nera e aggiunta a piacere dei cicoli (sugna di maiale bollita) oltre ad un pizzico di sale e pepe. Il cosiddetto cicc quett, bollito di grano misto a granone, con aggiunta di zucchero, è invece un dessert tipico servito il 2 novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti.

Panari e Nussia sono dolci tipici pasquali di pasta frolla decorati con confettini colorati, che assumono la caratteristica forma di paniere e di bambola: vengono offerti come dono di Pasqua -accompagnati da taralli all’uovo di notevoli dimensioni – ai fanciulli e alle fanciulle in sostituzione delle attuali uova. Ottimi i prodotti caseari: caciocavallo, mozzarella a treccia, ricotta ed il profumatissimo formaggio pecorino con la “stizza”.

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