Successo per il seminario su Pietro Bouvier a Palazzo Vescovile a cura degli Amici del MdAO.

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Presso l’aula presbiterale del Palazzo Vescovile di Avellino, gli Amici del MdAO hanno organizzano il Seminario di Storia dell’Arte: “Pietro Bouvier e il suo Ottocento”, nella ricorrenza del 90° anniversario della scomparsa del grande maestro lombardo del Ottocento.

Hanno salutato: Prof. Angelo CUTOLO (cultore di storia locale), Dott. Giuseppe D’AMORE (cultore d’arte), Dott. Antonio CARPENTIERI (Segretario di Irpiniainsieme), Maestro Francesco ROSELLI (pittore), Sac. Don Gerardo CAPALDO (Direttore Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Avellino).

La relazione è stata tenuta dal Prof. Stefano ORGA (critico d’arte) con una presentazione sul tema “L’opera di Pietro Bouviuer”. Che ha sottolineato l’importanza della figura del pittore lombardo affermando: “Certamente, Pietro Bouvier è inseribile nella folta schiera di artisti lombardi, che dal 1860 al 1927, diedero vita da una serie di rappresentazioni pittoriche, che si snodavano dalla pittura di storia e dal Romanticismo, alla Scapigliatura ed al Divisionismo. In un primo periodo Bouvier dipingeva con influssi di Giuseppe Bertini (1825-1898) e di Gerolamo Induno (1825-1890), realizzò dipinti caratterizzati dal soggetto di storia, essendo stimolato dagli entusiasmi risorgimentali, con una pittura rigorosa, con un cromatismo particolarmente limpido e fresco. Successivamente Pietro Bouvier si applicò alla pittura di genere con una cura minuziosa e descrittiva, che presentava uno spiccato verismo, ed un attento realismo, sempre di matrice romantica. Ha realizzato figure, composizioni in costume, fiori, Madonne e dipinti d’Arte Sacra, sia liturgica che religiosa, soggetti aneddotici di vita familiare e quotidiana, che erano molto apprezzati per l’eccellente maestria dell’esecuzione pittorica. Bouvier nei suoi dipinti più che la commozione cercava di suscitare, nell’osservatore, un sentimento di piacevolezza e di grazia. Nella seconda metà dell’Ottocento la sua produzione pittorica si discostò lievemente dalla sua originaria poetica, avvicinandosi per certi versi e per alcuni elementi alla Pittura scapigliata. Bouvier fu amico di molti artisti scapigliati, tanto che nel 1872, all’Esposizione di Brera, presentò la sua prima e più celebre opera scapigliata Concerto pittorico, che illustrava una scena tipica della scapigliatura sia nella pennellata, che nella composizione, che nel soggetto. Pietro Bouvier realizzò poche opere di Pittura scapigliata. La produzione artistica di Pietro Bouvier proseguì, quasi ininterrottamente senza tentennamenti, nella realizzazione di opere di alta qualità. Tanto che fu molto apprezzato dai suoi colleghi pittori contemporanei e dalla critica artistica dell’epoca. Negli anni Settanta dell’Ottocento con Tranquillo Cremona (1837-1878), Giuseppe Mentessi (1857-1931), Osvaldo Bignami (1858-1936) partecipò a mostre di carattere umoristico, mostrando una “vena comica”, caratterizzata da alcune simpatiche trovate. Infatti, collaborò con alcune riviste umoristiche milanesi. Dal 1884 al 1900 dipinse alcune opere con un gusto tipicamente umbertino. Bouvier realizzò una vera e propria revisione linguistica, così che verso la metà del secondo decennio del Novecento, si dedicò con maggiore libertà al paesaggio, che era ripreso da vero, mantenendo sempre le sue tipiche trasparenze e le sue cromaticità. Le opere del suo ultimo periodo rivelavano maggiormente la sua poetica e la sua narrazione artistica. Anche se sovente riprendevano la minuzia tecnica compositiva e la limpidezza rappresentativa, che negli anni precedenti aveva trattato e sviluppato. Pietro Bouvier fu certamente un pittore tradizionalista di matrice romantica, che era appassionato alla sua arte.”

Il seminario di studi è stato moderato dal Dott. Eleuterio TOMASELLI (sociologo, Università degli Studi di Salerno) che ha anche illustrato il profilo biografico del maestro lombardo.

L’incontro artistico culturale è stato organizzato dagli Amici del MdAO (circolo culturale) con la collaborazione dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Avellino, dell“Associazione Culturale ACO”di Avellino, dell’ Archivio dei pittori irpini del Diciannovesimo secolo e del MdAO – Museo d’arte.

 

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