Terremoto 1980, rischio sismico e resilienza in un Paese fragile 40 anni dopo.

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“Ben 8848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2914 morti, 280.000 sfollati e non dimentichiamo la ricostruzione. Dalle ore 19 e 34 del 23 Novembre del 1980 cambiò l’Italia. A distanza di 40 anni, gli esperti più importanti, i geologi che vissero quei giorni, si ritroveranno questo pomeriggio in una grande video – conferenza ideata e voluta dalla Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA), RemTech, unico evento internazionale permanente specializzato anche sul tema del rischio sismico e che si svolgerà nel 2021 a Ferrara, dagli Ordini Regionali dei Geologi di Basilicata e Puglia. Di certo dobbiamo costruire un futuro che veda le persone al centro ma in equilibrio con i territori ed il Pianeta. Conoscere il territorio e di conseguenza saper convivere con i fenomeni e naturali che lo caratterizzano significa infatti massimizzare la capacità di resilienza, sostenibilità e salubrità”. Lo ha dichiarato Silvia Paparella, General Manager di RemTech, l’importante kermesse internazionale dedicata anche al rischio sismico, in programma a Ferrara nel 2021.

Per commemorare le vittime del terremoto del 1980 scendono dunque in campo, nell’evento di oggi, ore 15 e 30, “IRPINIA 1980-2020: rischio sismico e resilienza in un paese fragile” importanti istituzioni e realtà come SIGEA, RemTech, Ordini Regionali di Basilicata e Puglia, Università della Basilicata e Università di Bari, INGV, Casa Italia. Diretta questo pomeriggio dalle ore 15 e 30 sulla piattaforma RemTech  https://remtech.meeters.space/

“A 40 anni dal terremoto dell’Irpinia, durante i quali sono molto aumentate sia le conoscenze sulla sismicità dell’Italia, sia la consapevolezza del problema che essa può rappresentare per i nostri centri abitati e per il nostro patrimonio identitario, ci troviamo di nuovo a discutere dell’estrema vulnerabilità del nostro Paese. Un fenomeno – ha dichiarato l’importante sismologo dell’INGV, Gianluca Valensise – del quale i centri dell’Irpinia devastati nel 1980 sono ancora muti testimoni, e che, a dispetto del progresso scientifico e tecnologico, sembra tendere ad aumentare, piuttosto che a ridursi; e soprattutto, un fenomeno che fatica ad entrare nella percezione comune, e ancor più nell’agenda della politica, alle prese con altre priorità e emergenze, come quella causata dal COVID-19. Ma il rischio sismico pone un’ipoteca sul futuro dell’Italia, più che sul suo presente: e la civiltà di un popolo con una storia antica e ricca come la nostra si misura soprattutto nella sua capacità di immaginare e plasmare questo futuro, come obiettivo principale da vivere nel presente”.

Ben 36 terremoti disastrosi e più di 150.000 morti.

“A 40 anni dal terremoto dell’Irpinia, in Italia, gran parte del costruito risulta ancora realizzato in assenza di norme antisismiche.

Non dobbiamo dimenticare che solo nei 160 anni trascorsi dall’Unità d’Italia il nostro Paese è stato colpito da ben 36 terremoti disastrosi; in media un disastro sismico ogni quattro anni e mezzo. Questi terremoti hanno causato oltre 150.000 vittime e hanno danneggiato gravemente oltre 1.600 località. Oggi una parte preponderante del costruito – ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della SIGEA – che include case, scuole, chiese, edifici industriali e infrastrutture in generale, risulta realizzato in assenza di norme antisismiche, pur trovandosi in aree la cui pericolosità è ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica: una situazione questa che si riscontra diffusamente da nord a sud del Paese.

Abbiamo voluto organizzare questo evento a 40 anni di distanza dal terremoto che colpi l’Italia nel 1980 non solo per ricordare le vittime di quel disastro e le forti difficoltà che i sopravvissuti dovettero affrontare negli anni successivi per tornare a vivere una vita definibile normale, ma anche per ricordare tutte le vittime e i sopravvissuti di quello che è certamente il rischio geologico più severo per la popolazione, per l’edificato, per il patrimonio monumentale, per le attività produttive e per la coesione sociale”.

Resilienza, dunque.

“Il terremoto del 1980 ha rappresentato per tutti noi un episodio drammatico che ha modificato il corso della nostra vita sociale e professionale. Uno scenario quello davanti ai nostri occhi che ha evidenziato, nel corso di questi anni – ha concluso Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Basilicata –  come solo attraverso una corretta politica di governo è possibile garantire una adeguata protezione della popolazione, assegnando, nel contempo un giusto valore alla consapevolezza del rischio. Proprio in questa direzione si inserisce il ruolo sociale che un ordine professionale deve avere quale elemento di congiunzione tra i cittadini “i quali devono pretendere sicurezza” e la politica che ha la “responsabilità di governance del territorio”.

Dal 1980 ad oggi sono stati tanti i passi in avanti fatti per la messa in sicurezza del nostro patrimonio urbanistico, ma ancora tanto bisogna fare per ridurre ulteriormente il rischio sismico nelle nostre regioni.

Il cittadino deve pretendere sicurezza, costruendo bene, nel sito più idoneo ed adottando comportamenti corretti in caso di emergenza. Dopo 40 anni non possiamo permetterci più il lusso di cadere dalle nuvole ad ogni evento sismico, abbiamo bisogno di un vero e proprio cambiamento culturale. Purtroppo, non possiamo ritenerci pienamente soddisfatti per il grado di resilienza raggiunto. Non è possibile leggere di comuni ubicati in zone ad alto rischio sismico sprovvisti di un piano di emergenza o di uno studio di microzonazione di primo livello. Non possiamo a distanza di 40 anni pensare al terremoto ancora come una novità su cui discutere del “si poteva fare e non si è fatto” o ancora “forse questo terremoto si poteva prevedere” o addirittura che non sia possibile fare prevenzione per “mancanza di fondi”.

Resilienza è la parola d’ordine finalizzata alla capacità di ripartire, di ricostruire in modo sicuro e in luoghi sicuri. Gli studi di microzonazione ne sono un esempio, vedere geologi e altre figure professionali lavorare in sinergia sulle condizioni limite di emergenza, sugli effetti e amplificazioni di sito in caso di terremoto rappresenta solo un esempio di best practice fondamentale e di estrema importanza per la messa in sicurezza del territorio”.

Oggi il grande evento con una Conferenza online alla quale interverranno: Silvia Paparella di RemTech, Fabrizio Curcio, Capo Dipartimento di Casa Italia, Salvatore Stramondo, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’INGV, Antonello Fiore, Presidente Nazionale della SIGEA, Gerardo Colangelo, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Basilicata, Salvatore Valletta, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia, Maria Rosaria Gallipoli dell’IMAA – CNR, Cosimo Damiano Fonseca, già Rettore dell’Università della Basilicata, Gaetano Fierro, già sindaco di Potenza, Rosetta D’Amelio, già sindaco di Lioni, Marco Tassielli, già funzionario Rai, Generoso Picone, giornalista de Il Mattino, Daniela Di Bucci, del Dipartimento Protezione Civile Nazionale, Emanuela Guidoboni dell’INGV, Gianluca Valensise dell’INGV, Roberto De Marco, già Direttore del Servizio Sismico Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sabina Porfido del CNR – ISA Avellino, Giuliana Alessio , Germana Gaudiosi, Rosa Nappi dell’INGV – Osservatorio Vesuviano di Napoli e Efisio Spiga libero professionista. Interverranno anche: Sergio Castenetto del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, Maurizio Pignone dell’INGV, Giacomo Prosser dell’Università della Basilicata, Vincenzo del Gaudio dell’Università di Bari, Donatella Merra, Assessore Dipartimento Infrastrutture della Regione Basilicata.

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