Violenza economica, il convegno a Grottaminarda

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Fare rete tra istituzioni e cittadini per dare un supporto concreto alle donne vittime di violenza e discriminazioni e per scardinare quella cultura fatta di pregiudizi e disuguaglianze. Queste in estrema sintesi le conclusioni dell’articolata tavola rotonda che si è tenuta ieri sera, venerdì 15 novembre, nella Sala consiliare Sandro Pertini, in vista della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”.

Organizzato dal Comune di Grottaminarda con la collaborazione della Fidapa Bpw sezione di Grottaminarda, il convegno dal titolo: “Economia della libertà: la violenza economica e la via per l’indipendenza”, una riflessione collettiva sulle sfide dell’autonomia finanziaria, ha affrontato nelle sue diverse sfaccettature e con un taglio molto pragmatico, un tema poco trattato solitamente ma che in realtà è un fenomeno molto frequente e subdolo.

Da qui, ha spiegato la Presidente del Consiglio Comunale, delegata alle Pari Opportunità, Virginia Pascucci, che ha introdotto e moderato il confronto, la necessità e la volontà di affrontare gli aspetti della violenza economica sulle donne che spesso si camuffa dietro una normalità che nasconde prevaricazione e controllo. Un’occasione quindi per portare spunti di riflessione con l’auspicio che possano essere utili a qualche donna in difficoltà.

E proprio sul cosa fare si è interrogato il Sindaco di Grottaminarda, Marcantonio Spera, sottolineando l’importanza di lanciare messaggi incisivi che possano man mano cambiare gli aspetti culturali radicati del fenomeno della violenza di genere, seguendo in particolare il canale educativo scuola-famiglia.

Ad inquadrare in maniera tecnica il fenomeno la Psicoterapeuta Angela Di Rienzo, Psicologa di Base dell’Asl AV che ha innanzitutto sottolineato come la Regione Campania sia stata la prima ad istituire il servizio dello psicologo di base che sta avendo un ottimo riscontro e dove ben il 76 per cento degli utenti sono donne, ma non perchè siano più fragili degli uomini, quanto piuttosto maggiormente propense al cambiamento. La violenza economica, ha poi spiegato la psicologa, si nutre della differenza di potere, è il modo per esercitare il controllo; una donna che non ha indipendenza economica fa più fatica a lasciare un uomo maltrattante, dunque bisogna aiutare la donna nel percorso per raggiungere l’autonomia. Bisogna intervenire prima della violenza fisica, porre attenzione a fattori quali la gelosia infondata, il controllo del telefonino e del modo di vestirsi, il tentativo di isolarla dalla rete familiare ed amicale, la privazione di beni, l’ostacolarla nella ricerca del lavoro, favorirne la perdita o spingerla ad abbandonare un progetto.

Dal tavolo di confronto è emerso quanto sia importante la comunicazione e l’informazione ed in questo la Fidapa negli anni sta avendo un grande ruolo, occupandosi in particolare di sensibilizzazione, come ha evidenziato Pina Genua, Past President, delegata ad intervenire dalla Presidente Fidapa Bpw Distretto Sud Ovest, Franca Dora Mannarino, impossibilitata ad essere presente. Le scarpe rosse, l’infinità di panchine rosse, le tante tavole rotonde della Fidapa, hanno voluto creare un movimento d’opinione e portare consapevolezza tra le donne e tra gli uomini.

A portare esempi ancora più pragmatici di violenza economica Nadia Savino, Presidente Fidapa Bpw sezione di Grottaminarda, anche nella sua qualità di imprenditrice agricola. Solo il 58 per cento delle donne italiane ha un conto corrente intestato, l’11 per cento cointestato ed il 4 per cento non ha un conto corrente, questo significa, ha spiegato Nadia Savino, che 5 donne su 100 non hanno nessuna consapevolezza su ciò che significa essere autonome finanziariamente. Si tratta di una violenza strisciante che si nasconde dietro “amore mio ci penso io” ma che in realtà è controllo. Una donna su 5 lascia il lavoro al primo figlio, una donna su tre con l’arrivo del secondo, il carico di cura è per il 95 per cento sulle donne, un carico non retribuito e quindi un valore economico del Pil italiano sotterraneo. Savino ha anche riportato un esempio dal suo settore: il 90 per cento delle donne intestatarie di un’azienda agricola in realtà sono solo “firmatarie di carte” poichè l’azienda in realtà viene gestita dal marito che non può esserne titolare perchè ha un altro lavoro; queste donne non hanno alcuna consapevolezza di ciò che stanno firmando, non sanno quali possono essere le conseguenze e gli eventuali reati che si configurano se il marito non adempie agli obblighi previsti.

Ed in tema di lavoro è entrata in maniera specifica la Consigliera di Parità della Regione Campania Domenica Marianna Lomazzo sulla scorta del rapporto biennale che è chiamata a stilare sulle aziende da cui emerge una presenza di donne del solo 34 per cento, tra contratti precari, part time ed evidenti disuguaglianze retributive rispetto soprattutto al salario accessorio poichè le donne, molto spesso, rinunciano agli straordinari a causa del carico di cura nei confronti di figli e genitori anziani e per la stessa ragione altrettanto di frequente sono costrette a dimettersi. Formazione, inserimento nel mondo lavorativo, parità di trattamento, condivisione responsabilità genitoriale, sono le parole chiave su questo tema per aiutare in maniera concreta le donne ad essere libere. La violenza economica non è un affare personale, ha evidenziato Marianna Lomazzo, ma è una questione di cui deve farsi carico l’intera società per fa sì che cambi la mentalità e cambino le cose. E naturalmente deve farsene carico la politica. Vi sono diverse misure di sostegno come il “Reddito di Libertà” per aiutare le donne ad uscire dalla situazione di violenza familiare che si può richiedere presso i comuni con l’aiuto del Centro antiviolenza, il “Microcredito di Libertà”, fondi a tasso zero per donne vittime di violenza e per donne imprenditrici, scaduto il 10 novembre. Appena aperto poi il bando della Regione Campania “Misure di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza ed ai loro figli nonché agli orfani di vittime di femminicidi”, che fornisce un supporto concreto attraverso l’erogazione di voucher.

Sugli aspetti giuridici è intervento il Consigliere di Parità della Provincia di Avellino, Mario Cerbone, che ha evidenziato innanzitutto come prima ancora della Convenzione di Istambul vi sia il fondamento normativo sulla violenza economica, nella Carta Costituzionale che sancisce quale compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando la libertà, impediscono lo sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla vita economica e sociale. Ma anche l’attuale modello normativo è avanzato e consente di intervenire per ristabilire una situazione di squilibrio, basti citare le “Quote rosa”. Il problema resta la conciliazione vita-lavoro per le donne. Cerbone ha evidenziato come la scelta di questo tema sia importante ed innovativa poichè il fenomeno della violenza economica viene molto sottovalutato e poco indagato; basato su stereotipi culturali, sfocia nelle sue svariate sfaccettature in diversi contesti da quello lavorativo a quello domestico ma spesso la base di partenza non è visibile.

Le conclusioni della tavola rotonda sono state quindi affidate a Mariangela Cassano, esperta di empowerment femminile, Presidente ActionAid Italia, manager di “Inclusione Donna” network che riunisce circa 65 associazioni femminili, fondatrice della community “Donne che ammiro”. La sua analisi è andata oltre i confini nazionali, illustrando le attività di ActionAid in particolare in difesa delle bambine costrette ai matrimoni precoci in molti paesi dell’Africa e dell’Asia; ha evidenziato come la violenza economica non conosca ceto sociale, colpisca anche donne facoltose, anche donne più ricche dei propri mariti che però gestiscono il loro patrimonio mettendo in essere un abuso finanziario; come pure è una forma di violenza economica la cosiddetta “rottamazione”; emblematico rispetto agli stereotipi culturali quanto accertato in America dove in molte famiglie la “paghetta” delle bambine è più bassa di quella dei fratelli maschi. In Italia l’85 per cento delle donne che si rivolge ad un centro antiviolenza non ha un’indipendenza economica e l’aspetto subdolo è che spesso questa forma di violenza economica nasce da un accordo condiviso tra i coniugi. Infine Mariangela Cassano, rifacendosi al sottotitolo del convegno “una riflessione collettiva sulle sfide dell’autonomia finanziaria” , ha sostenuto come l’impegno debba essere collettivo, istituzioni, associazioni e comunità, tutti insieme così come in questa occasione di confronto, non per una “lotta” ma per un cambiamento culturale attraverso la comunicazione.

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